Il 22 maggio del corrente anno si è aperta una delle più controverse e discusse edizioni del Padiglione Italia per la 17. Biennale di Venezia – Architettura, tante polemiche e tanti pregiudizi, ma anche tanto impegno e tanta devozione alla causa.

CONCEPT

Il brief che ci è stato presentato dal curatore, architetto e ricercatore Alessandro Melis, al quale abbiamo risposto, era di ispirazione Cyberpunk: gli anni novanta ed il postmoderno figurativo, un ambiente oscuro, sporco, l’alta tecnologia ed il movimento punk, l’information technology ed i movimenti radicali, il regno dell’high tech infettato dall’underground.  Anche per i colori l’ispirazione è quella cyberpunk, brillanti e, in qualche modo, disturbanti.

LOGO

Il logo del Padiglione Italia della 17. Biennale di Architettura di Venezia doveva rappresentare, per noi, la capacità del sistema di modificare il proprio funzionamento in seguito a una perturbazione, così da poter sopravvivere a qualsiasi condizione, come siamo convinti sia chiaro dalla sua “genesi”, l’unico modo era far interagire artificio e natura. Si è pensato così di creare una sintesi tra Sistema Antropico e Sistema Naturale.

Il sistema antropico, letto in chiave artificiale, non poteva che essere una sintesi grafica delle forme geometriche della pianta del Padiglione Italia, all’opposto, ma solo apparentemente, dovevamo trovare per il sistema natura una forma fluida e sinuosa.

Qui le cose si sono complicate, inizialmente avevamo pensato all’albero, che ha una crescita ed uno sviluppo non geometrico così da poterli mettere in relazione, ma ci sembrava troppo statico e volevamo che questa parte del logo desse letteralmente una spinta al padiglione.

Il 26 gennaio del 2020, era domenica, e dagli scogli in riva al mare poco fuori città, durante un giro in relax, con il suo modo sinuoso ed elegante di nuotare ci passa sotto agli occhi un polpo in gran velocità. Avevamo trovato quello che cercavamo, quella del cefalopode ci è sembrato fosse la forma più adatta.

Così non dallo scontro, ma dalla fusione dei due ambiti: artificiale e naturale, geometrico e fluido è nato il logo, un pugno artificial/umano che solo in sintonia con la natura/cefalopode può superare l’impasse contemporaneo in cui si trova l’umanità (che è poi l’unico modo per essere veramente resilienti).

CATALOGO

I due volumi del catalogo hanno invece una storia un po’ più complessa, assieme a tutto il team di D Editore, abbiamo condotto una ricerca nella quale abbiamo individuato gli elementi e le lavorazioni maggiormente inquinanti nella produzione di un libro, ovvero:

  • la rilegatura;

  • l’inchiostro;

  • il font;

  • la carta.

La rilegatura:

La rilegatura cucita a filo prevede prima di tutto la piegatura dei singoli fogli di stampa, i quali vengono successivamente raggruppati e cuciti insieme formando così il corpo del libro. Per poter applicare una colla a basso impatto abbiamo fatto realizzare il primo e l’ultimo quartino con una carta più pesante così da renderli copertina del libro.

L’ inchiostro:

Il catalogo è stato stampato con un inchiostro “di riciclo” che arriva direttamente dagli scarti degli inceneritori. Questo ci permette di riciclare del materiale di scarto, e presentiamo al mercato editoriale e tipografico un’innovazione a impatto ridotto legato alla stampa.

Il font:

Abbiamo adottato alcuni accorgimenti tecnici, il font del corpo del testo è “ecologico” (ovvero utilizza, a parità di lettura, un minor uso di inchiostro).

La carta:

Per quanto riguarda la carta, invece, abbiamo utilizzato carte che rispettano i criteri delle certificazioni FSC, ossia che utilizzano piantumazioni che vengono immediatamente sostituite. In parole povere, per ogni albero abbattuto per fare la carta dei cataloghi del Padiglione Italia della Biennale di Venezia, un nuovo albero verrà piantato.

Abbiamo poi adottato alcuni piccoli escamotage per ulteriori quote di economia ecologica, come la scelta del formato (che ottimizza il “taglio” dei fogli stampati dalla macchina rilegatrice) sino al metodo di immagazzinamento (che prevede soluzioni di deumidificazione passive).

Oggi, dopo più di un mese dall’apertura, ancora stanchi, ma pienamente soddisfatti della opportunità che abbiamo avuto, ringraziamo ancora Alessandro, Benedetta, Emmanuele e tutto il team con il quale abbiamo contribuito a realizzare un padiglione “discutibile” e molto discusso, e forse per questo riuscitissimo.

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https://www.labiennale.org/it/architettura/2021

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Disegni d’autore Un Interno Speciale

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